CANTO
della BERESINA
Thomas Legler 1782 – 1835 (Glarona) canto scritto il
28 novembre 1812 sulle rive del Fiume Beresina
La nostra vita è come il viaggio
di un viandante nella notte;
ognuno ha sul suo cammino
qualcosa che gli dà pena.
Ma, inattese, innanzi a noi
calan la notte e
l’oscurità,
e l’oppresso allor ritrova
consolazione nella sua pena.
Coraggio, coraggio, cari fratelli,
cessate le paurose angosce;
domani sorgerà il sole
così gentile nel cielo.
E allora andiamo avanti;
non ritiratevi scoraggiati!
Oltre ad ogni lontana altura
Ci aspetta ancora la fortuna.
Secondo quanto tramandato da generazioni in generazioni fino ai nostri giorni, sebbene non esista un
documento al riguardo, la fondazione della Milizia avvenne a seguito di
un voto di uno o più cittadini Leontichesi che, quali partecipanti alla
campagna napoleonica in Russia, fecero il 28 novembre 1812 in occasione
della tristemente famosa battaglia della Beresina.
Riassumiamo in breve quanto successe.
Il trattato concluso nel 1803 con la Francia, obbligava la Svizzera a fornire a
Napoleone un contingente di 16000 soldati, suddivisi in quattro reggimenti. A partire dal 1805 iniziò il reclutamento. Fra i primi
arruolati troviamo il fuc. Bisana Giovanni di Leontica
Nell’ottobre del 1809 fu reclutato anche il Leontichese Giuseppe Gianella nel
III. reggimento. Il prezzo d’ingaggio variava da tre a
cinque Luigi d’Oro. Nei primi mesi dell’anno 1812, lungo le rive
dell’Elba erano pronti 53000 soldati, 15000 cavalli e 1300 cannoni. Fra loro
circa 9000 svizzeri, ripartiti in 12 battaglioni, al
comando del generale di divisione Merle. Il 24 giugno 1812, attraversando il
confine, aveva inizio la Campagna di Russia. Mentre Napoleone con circa 300000
uomini puntavano direttamente su Mosca, che raggiunse durante il mese d’agosto,
il II. corpo d’armata con gli Svizzeri doveva proteggere il fianco sinistro
della Grande Armata. Le diverse battaglie, specialmente quella di Polotzk del 18 ottobre, divennero famose per il coraggio e
la bravura dimostrati ma anche per le perdite subite dal contingente svizzero.
Iniziò in seguito la disastrosa ritirata, e i resti della Grande Armata si
ricongiunsero all’inizio di novembre. I Russi avevano però nel frattempo
occupato i ponti sul fiume Beresina impedendo la ritirata delle truppe
francesi. Napoleone, con false manovre, riuscì a distogliere l’attenzione
dell’avversario dal vero punto in cui avrebbero poi in seguito attraversato il
fiume. Fu così possibile costruire i tre ponti nei pressi di Studienki. La sera del 27 novembre le prime truppe, fra cui
gli Svizzeri poterono attraversare e prendere posizione
sulla sponda destra allo scopo di proteggere il passaggio del rimanente
dell’esercito. “La notte passò tristemente”, raccontarono poi i sopravvissuti,
“la temperatura era scesa a 15 gradi sotto lo zero,
nevicava fittamente e non vi fu alcuna distribuzione di viveri. Gli uomini si
sdraiavano sulla neve appoggiando la testa sui sacchi e tenendo il fucile fra
le braccia, gli ufficiali si appoggiavano agli alberi vegliando per prevenire
ogni sorpresa, mentre le sentinelle russe si trovavano a soli 50 passi. Non appena spuntata l’alba furono
segnalate nella vicina foresta numerose colonne russe che avevano probabilmente
ricevuto l’ordine di attaccarci e di rigettarci nel fiume mentre si sentiva un
tuonare formidabile d’artiglieria e gli urrà dei russi che avanzano a grandi
masse. La neve cadeva cosi fitta che a trenta passi non si
distingueva più alcun oggetto”. I quattro reggimenti erano ridotti a
meno di duemila uomini, i quali prima dell’attacco giurarono di combattere fino
alla fine senza occuparsi dei feriti, come già i loro antenati a Laupen e al Morgarten avevano
fatto. Intonarono un antico salmo svizzero: “La nostra vita è simile al viaggio
del pellegrino nella notte”, e poi si lanciarono con impeto contro le file
russe. Secondo la tradizione fu proprio in quei terribili momenti che i nostri
concittadini fecero il voto. La battaglia durò tutta la giornata del 28
novembre, terminate le munizioni si attaccava
l’avversario alla baionetta, ma a quale prezzo di vite umane che cadevano sulla
neve rossa di sangue. Gli Svizzeri formavano, si può dire,
la chiave delle posizioni francesi. Ma le stesse posizioni furono saldamente
tenute fino a notte tarda, dopo di ché si procedette
all’appello nominale. Solo 300 Svizzeri risposero presente, fra i quali un centinaio erano feriti, più di mille uomini
mancavano. Alle otto del mattino del 28 novembre i ponti furono distrutti, ma i
soldati in grado di combattere erano riusciti a passare il fiume, mentre
purtroppo molti feriti e ritardatari furono abbandonati al loro destino
sull’altra sponda. Come molti storici affermarono, la resa della Grande Armata
fu evitata in gran parte grazie al valore dei miseri resti dei reggimenti
svizzeri. Ora, ci si può chiedere se altri Leontichesi, oltre al già citato
Giuseppe Gianella presero parte alla campagna di
Russia?
L’abbandono durante la ritirata dei carri con i documenti dell’amministrazione,
oltre all’incendio dell’archivio comunale di Leontica nel 1940, dove in
oltre andarono persi la maggior parte degli equipaggiamenti originali,
lasceranno probabilmente questa domanda senza una valida risposta.
(Ricerca effettuata
da Ivo Gianora in occasione del 100.esimo anniversario della bandiera della
nostra milizia)
Sempre secondo la tradizione, giunti alle loro case, I
nostri bleniesi mantennero il voto fatto. Ad Aquila istituirono la Milizia della Madonna del Rosario, a Leontica la
Milizia di S. Giovanni Battista; a Ponto Valentino, la Milizia della
Madonna del Carmine.
Unser Leben gleicht der Reise
Eines Wandrers
in der Nacht;
Jeder hat in seinem Gleise
Etwas, das ihm Kummer macht.
Aber unerwartet schwindet
Vor uns Nacht und Dunkelheit,
Und der Schwergedrückte findet
Linderung in seinem Leid.
Mutig, mutig, liebe Brüder,
Gebt das bange
Sorgen auf;
Morgen steigt die Sonne wieder
Freundlich an dem Himmel auf.
Darum laßt
uns weitergehen;
Weichet nicht verzagt zurück!
Hinter jenen fernen Höhen
Wartet unser noch ein Glück
Notre vie est un voyage
Dans l'hiver et dans la nuit,
Nous cherchons notre passage
Sous un ciel où rien ne luit.
La souffrance est le bagage
Qui meurtrit nos reins courbés;
Dans la plaine aux vents sauvages
Combien sont déjà tombés!
Dans la plaine aux vents sauvages
La neige les a couverts.
Notre vie est un voyage
Dans la nuit et l'hiver.
Demain la fin du voyage,
Le repos après l'effort,
La patrie et le village,
Le printemps, l'espoir
- la mort!